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Banda ultralarga, una partita da vincere - Provide Online
Giorgio Roveri - Provide online - Temporary manager

Banda ultralarga, una partita da vincere

Banda ultralarga: è uno degli argomenti più gettonati degli ultimi giorni. Alcune Regioni si sono già attrezzate, altre stanno andando a gara proprio in questo periodo, i big delle telecomunicazioni sono più attivi che mai.
L’obiettivo è riuscire entro il 2020 a colmare il digital divide che impedisce al nostro Paese di crescere. Esistono infatti almeno due Italie: c’è quella delle grandi città, dove la connessione funziona da bene a molto bene a benissimo, e c’è quella dove internet è ancora un miraggio, un blando desiderio a 56k.
Non bisogna pensare che quest’ultima, quest’Italia cenerentola digitale, comprenda solo qualche paesino sperduto del sud. Il digital divide è un problema concreto anche in zone dell’iper-industrializzato Nord. Basti pensare al Veneto: in certe aree del polesine o di montagna la connessione veloce è ancora un miraggio. Un esempio? Andate a fare una gita sul Monte Grappa. Provate a telefonare o ad usare whatsapp per credere.

L'arrivo della Banda Ultralarga è uno step fondamentale per superare il digital divide.
L’arrivo della Banda Ultralarga è uno step fondamentale per superare il digital divide.

Se la mancanza di banda larga è a dir poco un disagio per i privati, è la rovina delle aziende. Un problema serissimo per la ripresa della nostra economia. Come ho già scritto qui, sono convinto che la  digitalizzazione dei processi produttivi aziendali rappresenti un’opportunità da non sprecare, un cambiamento necessario se vogliamo rimanere competitivi. Questo tipo di trasformazione non deve e non può riguardare solo le società medio-grandi (molto interessante questa proposta di Assonime al governo), ma anche le PMI. In questo momento di transizione, le nostre aziende, specie quelle di dimensioni ridotte, che hanno già faticato tanto per resistere alla crisi degli ultimi anni,  hanno bisogno più che mai di sostegno, di incentivi, di una chiara politica industriale.

Molte speranze sono riposte nel tanto atteso “Piano Calenda”, che dovrebbe indicare nello specifico le nuove misure a sostegno della digitalizzazione e contenere una nuova mappatura delle aree bianche (quelle a cosiddetto fallimento di mercato) includendo anche i distretti industriali. Annunciata per il 5 agosto, la presentazione del Piano è stata slittata a fine estate. Per la rivoluzione industriale 4.0 c’è ancora da attendere, insomma. Almeno fino alla fine delle ferie.